Se non ti sei mai preoccupato di quale sarà il tuo tenore di vita, una volta conclusa l’attività lavorativa, allora è giunto il momento di porti questa domanda: fondi pensione, che fare?
Al fine di assicurare più elevati livelli di copertura previdenziale, la normativa 252/2005 disciplina forme pensionistiche complementari.
Uno strumento necessario a rinforzo della prestazione previdenziale pubblica, che sarà sempre meno soddisfacente.
Infatti, con il sistema previdenziale contributivo in vigore dal 1995, l’età pensionabile è andata via via assumendo una forma liquida proponendosi in nuovi modelli.
Oltre alle pensioni comunemente intese, esistono degli strumenti che consentono di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro.
L’erogazione di un reddito traghetto coprirà il periodo necessario al raggiungimento della prestazione pensionistica vera e propria.
Le variabili di tempo, utilizzo e onerosità dello strumento, dipendono dalle diverse condizioni e categorie dei lavoratori.
Le categorie individuate dall’Ente preposto sono molteplici e vanno sotto le diciture di: Isopensione, Rita, Ape sociale, Fondi Bilaterali, Contratti di espansione.
(Per saperne di più visita il sito https://www.camera.it/temiap/documentazione/temi/pdf/1105445.pdf?_158151837252 6)
Poi ci sono i Precoci, gli Usuranti, l’Opzione donna e ovviamente la Prestazione Anticipata disponibile a chiunque abbia lavorato per almeno 43 anni (42 per le donne).
Oggi l’Ente preposto si attiva in cambiamenti, ristrutturazioni, riforme per cercare di far fronte all’inversione di tendenza, nel rapporto tra nascite e decessi, che sta portando questo nostro Paese al collasso (su questo argomento https://www.istat.it/it/files/2020/01/Condizionidivitapensionati-Anno2018.pd f) .
L’aspettativa di vita si è allungata e di conseguenza anche i costi sostenuti dallo Stato, per erogare le pensioni, si fanno sempre più onerosi.
Quindi, che fare?
Le esigenze di contenere i costi hanno avuto come unico risultato effettivo l’allontanamento della certificazione di quiescenza per gli aventi diritto.
Un po’ come per il noto cavallo orwelliano[1], la percezione più diffusa è quella che si debba lavorare fino allo sfinimento.
D’altra parte la questione non è affatto di semplice soluzione.
La Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali, per la Previdenza Sociale, nasce nel 1898 e nel 1919 cambia nome e ne diventa obbligatoria l’iscrizione.
Nel 1933 diventerà istituto Nazionale per la Previdenza Sociale (INPS).
Fino al 1995 vige il sistema retributivo.
Quando Andrò in Pensione?
Con la formula si poteva accedere alla prestazione pensionistica dopo 40 anni di contribuzione con un tasso di sostituzione -il famoso gap - di circa l’80%.
Con l’attuale sistema contributivo (entrato in vigore dal 1995) servono sempre più anni di contribuzione in cambio di una copertura molto più bassa, anche solo del 50%.
L’ambito previdenziale subisce continue riforme e tra le ultime emanate quella di maggior peso è sicuramente stata la cosiddetta “Quota 100”, dd. 04/2019.
Questa riforma ha introdotto la possibilità di andare in pensione a 62 anni con almeno 38 anni di contributi versati.
Ora questa possibilità ci sarà consentita solo fino al 2022.
E questo creerà uno scalone vertiginoso tra chi ne avrà diritto, fino al 31 dicembre 2022, e chi si vedrà costretto a lavorare 5 anni in più, a partire dal giorno seguente.
Al problema del “quando” va ad aggiungersi un’altra questione, veramente spinosa:
Quanto Percepirò?
Infatti, prima ci si ritira dal mondo del lavoro e più basso sarà l’importo della nostra pensione con la conseguenza che il nostro tenore di vita subirà una contrazione sfavorevole per un numero maggiore di anni.
La domanda che dobbiamo porci, a questo punto, è: come vogliamo vivere gli anni della nostra vita post-lavorativa?
Già, perché se l’aspettativa di vita si allunga, anche la condizione di sofferenza economica si dilata.
L’unico vantaggio che abbiamo per far fronte a questa situazione è il tempo.
Prima inizieremo a crearci una pensione complementare, meglio e con meno fatica riusciremo a far fronte alla pochezza dell’assegno pubblico.
Ma non dobbiamo spaventarci, fortunatamente questa forma di protezione personale è supportata da vantaggi fiscali enormi.
Essa infatti garantisce la deduzione del 100% dei contributi versati, volontariamente, nel nostro fondo pensione privato.
In Italia solo il 30% dei lavoratori ha aderito, ad oggi, a questa forma di risparmio.
Sono in Grado di Fare una Scelta Consapevole?
C’è molta disinformazione a riguardo e questo porta al risultato di non scelta, in favore di uno status quo decisamente più svantaggioso in termini di: tassazione; rendimento, sicurezza economica.
Quest’ultimo punto è regolamentato dalla determinazione dei requisiti patrimoniali di solvibilità di cui devono disporre i fondi pensione (Solvency II).
Il tutto vigilato dalla Commissione Vigilanza Fondi Pensione (COVIP), di cui riportiamo qui di seguito un estratto relativo alla Relazione per l’anno 2018.
“Con riguardo agli enti previdenziali di base privati e privatizzati […] l’azione della COVIP si inserisce in un più articolato sistema di vigilanza che coinvolge – con distinte competenze – altre Istituzioni.
In tale ambito, la funzione svolta dall’Autorità è volta a rafforzare la complessiva efficacia dell’azione di controllo sulla gestione finanziaria degli enti e sulla relativa composizione dei patrimoni, grazie alle competenze tecniche specialistiche maturate nella vigilanza esercitata sul risparmio previdenziale privato.
Tale funzione si esplica riferendo ai Ministeri del lavoro e dell’economia gli esiti dei controlli posti in essere, per le valutazioni e le iniziative di competenza degli stessi.
Al di là della differente connotazione dei compiti della COVIP nei due settori sopra richiamati, il ruolo dell’Autorità si caratterizza comunque come elemento di garanzia per il corretto funzionamento dell’intero settore della previdenza esercitata da soggetti privati, sia di primo sia di secondo pilastro.
Considerato il legame funzionale tra i due pilastri, riconosciuto ai sensi dell’articolo 38, comma 2, della Costituzione, tale assetto di vigilanza è funzionale a favorire l’iniziativa e l’autonomia privata in un quadro rafforzato di controlli a tutela degli iscritti.
Il complessivo risparmio previdenziale sul quale la COVIP è chiamata a svolgere i suoi compiti supera i 250 miliardi di euro e riguarda circa dieci milioni di soggetti tra iscritti e pensionati”.
Ho Ancora dei Dubbi?
Moltissime persone hanno già scelto di aderire a un fondo pensione. Se hai paura di fare una scelta perché pensi sia rischioso puoi consultare il nostro blog e leggere l’articolo titolato “Finanza Comportamentale”.
Perciò se non hai le idee chiare, o pensi che non fare nulla sia l’atto in potenza di tutta una vita, puoi rivolgerti ai nostri esperti!
Autore: Silvia Garbari