La società contemporanea è dominata da un nuovo paradigma: guadagnare la meta non è più considerata una possibilità, un traguardo per pochi e la sostenibilità della performance è responsabilità del soggetto
L’efficienza e la velocità impiegate nel raggiungimento degli obiettivi sono quantificatori su cui è calcolato il posizionamento di ruolo nella scala sociale.
Che si tratti di studenti o top manager il nocciolo della questione non cambia.
Centrare l’obiettivo è condizione necessaria ma non ancora sufficiente perché il processo deve essere svolto in uno stato di accelerazione continua.
La Vita? Una Corsa ad Ostacoli
Il fattore tempo è diventato così un elemento ansiogeno. Ma questo tempo di cui parliamo allude a un movimento programmatico che nulla ha a che vedere con il ritmo interiore, particolare e biologico.
Gli obiettivi da raggiungere sovente discordano con le inclinazioni e i desideri personali, troppo spesso relegati in fondo a quel famigerato, metaforico cassetto di cui tutti parlano e al cui richiamo pochi prestano ascolto, al momento opportuno.
La distanza tra ciò che la collettività chiede di fare, e ciò che la soggettività reclama di essere, crea disordini e incertezze, motivi di interferenza interna che minano la sostenibilità delle performance.
Queste criticità corrodono l’autenticità dell’io, che risponde ripiegandosi in una sofferta auto-censura in favore di quell’apparato plurale elevato a organo superiore di controllo.
Un paradosso, vissuto come causa di malessere che è anche la voce narrante e giudicante della nostra resilienza.
Più ci si adatta e si aderisce al sistema, più se ne esce disorientati dal punto di vista esistenziale.
E mentre assistiamo immobili alla disfatta della singolarità, tutto attorno cresce il plauso alla nostra possibile, brillante prestazione.
Un riconoscimento appagante il senso di appartenenza ad un sistema che arriva a chiamare libertà il semplice fatto di scegliere tra due soluzioni preconfezionate.
Un sistema che indica come anomalia l’iniziativa della singola, puntuale espressione creativa.
- circoscrivi le forze oppositive che abitano il quotidiano;
- procurati adeguati strumenti di procedura e di protezione;
- prova a riflettere: è più conveniente vivere da borderline oppure stare a questo grande gioco che è la vita?
Non esiste ancora una bussola che indichi una rotta sicura al riparo da ogni tempesta.
Apprendere come calcolare il punto nave e acquisire le competenze del bravo timoniere, in certe circostanze, possono fare la differenza.
Alleniamoci allora ad affrontare il mare aperto e le meravigliose sorprese che ci potrà riservare, con responsabilità, consapevolezza e tanta voglia di avventura.
Consultiamo la voce autorevole di chi quel grande mare, che è il nostro orizzonte vitale, l’ha già attraversato, regalando ai posteri le parole che ne compongono la narrazione.
… e quando gli eventi cercheranno di travolgerci, interroghiamo il nostro diario di bordo!
La rilettura di vecchie avventure saprà suggerire nuove rotte di collegamento verso territori inesplorati.
Diario di bordo In versione blog.
Autore: Annarosa Antonello